I binari che vanno nella medesima direzione: al ripiegarsi di uno si ripiega anche l’altro.
I flutti della pelle marina s’increspano
e movimenti più intestini e lenti, al contempo più violenti,
si ripetono negli abissi.
Il politicizzato affermare posizione
racchiude e contiene
ben più fluide contemplazioni e meraviglie
tra battibecchi esasperati.
Si compiangono reciprocamente i ricordi di tempi mai esistiti,
evocando emozioni taciute,
invocando un perdono futuro
neanche solo immaginato.
E sfiora intanto l’udito,
una carezza solenne graffia l’anima
appigliandosi al colore sbiadito
e a sapori agrodolci.
Riprendono a viaggiare i treni,
certo,
fumeranno ancora locomotive
facendo tintinnare porcellane
rapendo fissi sguardi da immobili paesaggi.
Ancora qualcuno verserà tè indiano,
traboccando poi questo in tazze vibranti…
certo,
ancora bambini correranno su moquets impolverate,
che poi sono sempre quelle,
senza ancor esser cambiate.
E quell’orologio rifiuterà ancora
il tic tac del prossimo secondo,
stanco e nella sua stanchezza
perfetto.
m.a.s.